Fabrizio Festa racconta "La vita di notte"
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26/05/2024 | lorenzotiezzi
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Fabrizio Festa è un cantautore e scrittore poliedrico che ha saputo coniugare la passione per la musica e la letteratura in un percorso artistico unico e variegato. In questa chiacchierata, Festa ci racconta del nuovo singolo “La vita di notte”, del suo approccio alla scrittura e alla musica, e dei suoi progetti futuri. Scopriremo insieme il dietro le quinte delle sue opere e le riflessioni che le hanno ispirate.
Nel corso della tua carriera hai collaborato con molti professionisti del settore musicale. Qual è stata la collaborazione che ti ha segnato di più e perché?
Non ce n'è una in particolare, in primis devo dire che sono stato fortunato, perché ho sempre collaborato sin dagli esordi con nomi illustri, grandi musicisti e veri artisti.
Tutte le collaborazioni sono state fonte di ricchezza e stimolo a far sempre meglio.
Se il loro livello era di serie A per intenderci, sapevo che non c'era altra via che salire gradini, attraverso lo stimolo della loro esperienza e talento innato.
Quando ti rapporti con professionisti indiscutibili sotto il profilo artistico, ti insegnano anche tra le righe, a non accontentarti mai, a ripartire sempre da zero, una volta pubblicato un nuovo progetto; comprendi che non devi mai sentirti arrivato, a comprendere anche cosa significhi disciplina, studio costante dello strumento e nel mio caso non solo la chitarra, ma anche la voce, che è anima e strumento.
Mi hanno dato la forza di accendere la mia curiosità, di apprendere a 360 gradi,
quell'ampio raggio che poi confluisce nella scrittura.
Non ultimo, scrivere necessita di verità, se sei autentico, spontaneo,
anche le persone che ascoltano, lo percepiscono e ricevono il tuo stato emozionale.
Il tuo percorso artistico è molto variegato, spaziando dalla musica alla letteratura. Come riesci a conciliare queste due passioni?
Le concilio senza alcuna fatica. Devo fare una premessa. Mi sono ritrovato per una serie di coincidenze a scrivere testi letterari, romanzi. Inizialmente, facevo a me stesso resistenza, poi ho capito che anche quell'espressione faceva parte di me. Ho amato sin da piccolo la Poesia, e la scrivo ancora oggi sin dalla tenera età. Riesco a conciliarle, come fossero due figlie nel vivere quotidiano, fatto di passione, amore e desiderio di vederle crescere e scoprire il loro carattere, la loro natura. Le due cose apparentemente lontane, che sembra viaggino su due linee parallele, per quanto mi riguarda, invece si intersecano e si lucidano a vicenda.
La scrittura letteraria, mi ha sviluppato la capacità di scrivere i testi delle canzoni, contemporaneamente alle melodie che scrivo con la chitarra, senza dover fare chissà quali sforzi per cercare le parole. Vengono "da sole".
Viceversa la musica mi ha insegnato i tempi di scrittura, l'essenzialità di fotografare emozioni e sentimenti e di trascriverli a parole, senza dilungarmi e rischiare di andare fuori tema, nella forma letteraria.
Da qualche giorno è uscito il tuo nuovo singolo “La vita di notte”. Se dovessi usare solo 3 aggettivi per definirlo quali utilizzeresti?
Magico, profondo, vero.
Il tuo singolo del 2019, "Sono andato a far pipì", ha un titolo piuttosto insolito. Qual è la storia dietro questa canzone?
I temi e le sfumature sono molteplici e non basterebbero poche righe per spiegarlo. Comunque, è una costatazione e per certi versi una provocazione a riflettere, sul malcostume sociale, ad essere attenti e coscienti del rispetto dell'altro nel vivere quotidiano. Le frustazioni, il male di vivere, viene sputato fuori anche al primo che si incontra per strada, mentre dovremmo cominciare a cercare di capire noi stessi, e perché delle nostre insoddisfazioni, senza scaricarle sugli altri. "Se fai uno starnuto al bar, qualcuno ti guarda male", per esempio è una frase della canzone, che fotografa lo stato di quegli anni, l'essere intolleranti verso gli altri, anche per piccole cose. Ma vedo che è stata anche una canzone lungimirante, perché odiernamente non è cambiato molto, anzi.
Lungimirante anche per quello che abbiamo passato poi dopo con il periodo unico e singolare della pandemia.
"Anche le ballerine non sanno ballare", evidenzia che senza disciplina, senza il vivere di crescita graduale e costante, fatto di impegno e sacrifici, si arriva alla società odierna, dove l'arrivismo estetico, senza competenze, né esperienza, porta ad un vivere approssimativo, anche nei rapporti interpersonali, rendendo tutto paradossale e se vogliamo kafkiano, senza una via d'uscita costruttiva.
Puoi parlarci del tuo romanzo "L'Altare" e di come si inserisce nel tuo percorso artistico?
Sono una persona profondamente credente, ma di una fede, diciamo personale. La figura della Vergine Maria, di alcuni Santi, come Padre Pio e la mistica e ormai Santa Natuzza Evolo, sono per me guide spirituali. Di conseguenza l'aspetto religioso fa parte della mia dimensione. Viaggiando tra L'Italia e Santo Domingo, mi sono accorto che le due culture religiose in realtà, erano molto vicine l'una all'altra. Ho sentito il profondo bisogno di dare un messaggio di pace tra le culture, tra le diverse etnie, tra le differenti religioni.
Spesso ci chiudiamo in stanze pregiudizievoli, dove non vediamo al di là del muro, quando aprendo la porta, si scoprono mondi fatti della stessa pasta emotiva e sentimentale.
Sì, posso dire che è un libro di pace, un messaggio d'amore, e poi l'amore puro e autentico tra Luca e Marta a far da "guida" alla narrazione, tra mille peripezie che accadono nel viaggio della vita.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, sia musicali che letterari?
Ho finito di scrivere il secondo romanzo e spero di trovare un buon editore, nel mentre sto finendo il terzo. Per quanto riguarda la musica, voglio dar corpo alla pubblicazione di molte canzoni inedite, che ho scritto in questi anni e farle uscire man mano nel tempo. "La vita di notte" spero sia l'inizio di una nuova partenza. Voglio prendermi cura di una alla volta, per curare meglio ogni aspetto, dove la parte "cinematografica" della canzone, il video musicale, per me ha la stessa valenza della parte musicale.
Nel corso della tua carriera hai collaborato con molti professionisti del settore musicale. Qual è stata la collaborazione che ti ha segnato di più e perché?
Non ce n'è una in particolare, in primis devo dire che sono stato fortunato, perché ho sempre collaborato sin dagli esordi con nomi illustri, grandi musicisti e veri artisti.
Tutte le collaborazioni sono state fonte di ricchezza e stimolo a far sempre meglio.
Se il loro livello era di serie A per intenderci, sapevo che non c'era altra via che salire gradini, attraverso lo stimolo della loro esperienza e talento innato.
Quando ti rapporti con professionisti indiscutibili sotto il profilo artistico, ti insegnano anche tra le righe, a non accontentarti mai, a ripartire sempre da zero, una volta pubblicato un nuovo progetto; comprendi che non devi mai sentirti arrivato, a comprendere anche cosa significhi disciplina, studio costante dello strumento e nel mio caso non solo la chitarra, ma anche la voce, che è anima e strumento.
Mi hanno dato la forza di accendere la mia curiosità, di apprendere a 360 gradi,
quell'ampio raggio che poi confluisce nella scrittura.
Non ultimo, scrivere necessita di verità, se sei autentico, spontaneo,
anche le persone che ascoltano, lo percepiscono e ricevono il tuo stato emozionale.
Il tuo percorso artistico è molto variegato, spaziando dalla musica alla letteratura. Come riesci a conciliare queste due passioni?
Le concilio senza alcuna fatica. Devo fare una premessa. Mi sono ritrovato per una serie di coincidenze a scrivere testi letterari, romanzi. Inizialmente, facevo a me stesso resistenza, poi ho capito che anche quell'espressione faceva parte di me. Ho amato sin da piccolo la Poesia, e la scrivo ancora oggi sin dalla tenera età. Riesco a conciliarle, come fossero due figlie nel vivere quotidiano, fatto di passione, amore e desiderio di vederle crescere e scoprire il loro carattere, la loro natura. Le due cose apparentemente lontane, che sembra viaggino su due linee parallele, per quanto mi riguarda, invece si intersecano e si lucidano a vicenda.
La scrittura letteraria, mi ha sviluppato la capacità di scrivere i testi delle canzoni, contemporaneamente alle melodie che scrivo con la chitarra, senza dover fare chissà quali sforzi per cercare le parole. Vengono "da sole".
Viceversa la musica mi ha insegnato i tempi di scrittura, l'essenzialità di fotografare emozioni e sentimenti e di trascriverli a parole, senza dilungarmi e rischiare di andare fuori tema, nella forma letteraria.
Da qualche giorno è uscito il tuo nuovo singolo “La vita di notte”. Se dovessi usare solo 3 aggettivi per definirlo quali utilizzeresti?
Magico, profondo, vero.
Il tuo singolo del 2019, "Sono andato a far pipì", ha un titolo piuttosto insolito. Qual è la storia dietro questa canzone?
I temi e le sfumature sono molteplici e non basterebbero poche righe per spiegarlo. Comunque, è una costatazione e per certi versi una provocazione a riflettere, sul malcostume sociale, ad essere attenti e coscienti del rispetto dell'altro nel vivere quotidiano. Le frustazioni, il male di vivere, viene sputato fuori anche al primo che si incontra per strada, mentre dovremmo cominciare a cercare di capire noi stessi, e perché delle nostre insoddisfazioni, senza scaricarle sugli altri. "Se fai uno starnuto al bar, qualcuno ti guarda male", per esempio è una frase della canzone, che fotografa lo stato di quegli anni, l'essere intolleranti verso gli altri, anche per piccole cose. Ma vedo che è stata anche una canzone lungimirante, perché odiernamente non è cambiato molto, anzi.
Lungimirante anche per quello che abbiamo passato poi dopo con il periodo unico e singolare della pandemia.
"Anche le ballerine non sanno ballare", evidenzia che senza disciplina, senza il vivere di crescita graduale e costante, fatto di impegno e sacrifici, si arriva alla società odierna, dove l'arrivismo estetico, senza competenze, né esperienza, porta ad un vivere approssimativo, anche nei rapporti interpersonali, rendendo tutto paradossale e se vogliamo kafkiano, senza una via d'uscita costruttiva.
Puoi parlarci del tuo romanzo "L'Altare" e di come si inserisce nel tuo percorso artistico?
Sono una persona profondamente credente, ma di una fede, diciamo personale. La figura della Vergine Maria, di alcuni Santi, come Padre Pio e la mistica e ormai Santa Natuzza Evolo, sono per me guide spirituali. Di conseguenza l'aspetto religioso fa parte della mia dimensione. Viaggiando tra L'Italia e Santo Domingo, mi sono accorto che le due culture religiose in realtà, erano molto vicine l'una all'altra. Ho sentito il profondo bisogno di dare un messaggio di pace tra le culture, tra le diverse etnie, tra le differenti religioni.
Spesso ci chiudiamo in stanze pregiudizievoli, dove non vediamo al di là del muro, quando aprendo la porta, si scoprono mondi fatti della stessa pasta emotiva e sentimentale.
Sì, posso dire che è un libro di pace, un messaggio d'amore, e poi l'amore puro e autentico tra Luca e Marta a far da "guida" alla narrazione, tra mille peripezie che accadono nel viaggio della vita.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, sia musicali che letterari?
Ho finito di scrivere il secondo romanzo e spero di trovare un buon editore, nel mentre sto finendo il terzo. Per quanto riguarda la musica, voglio dar corpo alla pubblicazione di molte canzoni inedite, che ho scritto in questi anni e farle uscire man mano nel tempo. "La vita di notte" spero sia l'inizio di una nuova partenza. Voglio prendermi cura di una alla volta, per curare meglio ogni aspetto, dove la parte "cinematografica" della canzone, il video musicale, per me ha la stessa valenza della parte musicale.
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